Torino. Seminario enditnow® e riflessioni in gruppo
Nel pomeriggio di sabato 26 novembre ci siamo riuniti per riflettere sul concetto di “abuso di potere”. Si è ritenuto opportuno creare dei gruppi di lavoro.
Il primo gruppo era al femminile e ha lavorato sul concetto di “psicologia emozionale”, ponendo in rilievo l’abuso di potere considerato bilateralmente sia sul piano femminile, sia su quello maschile. È giunto alle conclusioni che la gerarchia di genere, intesa come ordine dei ruoli nell’ambito soprattutto della coppia nella società contemporanea risulta, in linea di massima, superata; il punto è che l’uomo biblicamente non deve permettersi mai di sottomettere sua moglie, ma è altrettanto vero, secondo il comandamento di Dio, sottomettersi volontariamente al proprio marito; questa mancanza d’identità a tutt’oggi si traduce in una mancanza d’identità nella società poiché è venuta meno l’identità di genere.
Il secondo gruppo era al maschile e ha preso in considerazione alcune tematiche: fisico, sessuale, psicologico, spirituale, emozionale. Ha riflettuto sul piano spirituale, affermando che, come cristiani, non dovrebbe esistere l’abuso di potere. Ha concluso che è importante esprimere il carattere di Cristo, lavorare sia sul piano dell’empatia, sia su ciascuno di noi, amare il prossimo, consapevoli di essere uguali davanti a Dio. Infine, il gruppo ha enumerato una serie di problematiche: gerarchia, superiorità, desiderio di controllare e dominare, egoismo, pregiudizio.
Il terzo gruppo ha visto che sul piano emozionale si riscontra il concetto di superiorità rispetto ad altri, autostima bassa, superbia, maltrattamenti; di qui la depressione e la mancanza di rispetto; spesso vige l’aggressività e la violenza verbale; da qui in poi nasce la tristezza, l’amarezza, la mancanza di comunicazione, di autostima. Soluzioni: avvicinarsi a Dio, creare una relazione ogni giorno con Dio nella preghiera.
Secondo il quarto gruppo, prima di parlare di abuso di potere vengono in mente due domande: “Perché l’abusatore riversa questa aggressività? Ci siamo messi nei panni degli altri? Abbiamo “indossato le loro scarpe”?
Risposte: di solito c’è sempre una ragione per la quale avviene un abuso; perciò, se torniamo alle basi della nostra esistenza possiamo capire che il primo motivo per il quale l’abusatore riversa aggressività è perché il suo “io”, la sua personalità, è stata frantumata. Una soluzione per “sconfiggere questo” è “vinci il male con il bene”. Gesù è stato il primo a mettersi nei panni degli “abusatori”, facendosi uomo, ma morendo per noi, tutti i nostri peccati sono stati cancellati. Perciò il nostro compito, sia che siamo abusatori, sia che siamo vittime, è rimettere i nostri pesi nelle mani di Dio. Potremmo “entrare nella stanza della guerra” e combattere per la nostra serenità affinché l’abusatore possa diventare un “tutore di resilienza”.
Maria Fortunato