11 giugno 2022. Giornata dei Ministeri Femminili
Il secondo sabato di giugno torna la Giornata dei Ministeri Femminili, evento celebrato nella Chiesa avventista a livello globale. È l’occasione per lasciare il pulpito alle donne e offrire la speciale opportunità di predicare nelle loro comunità locali per edificare, nutrire spiritualmente e far conoscere il lavoro e gli obiettivi di questo ministero
Il tema scelto per l’edizione 2022 è “Eroine di fedeltà”, ben sviluppato nel sermone e nel seminario preparati da Omobonike Adeola Sessou, direttrice dei Ministeri Femminili (MF) alla Regione Africa centro-ovest della Chiesa.
“La Bibbia presenta molte donne famose per il loro coraggio e la loro fede” afferma Sessou nell’introduzione al sermone “Sono eroine di epoche diverse, che hanno ispirato migliaia di credenti nel loro cammino verso il cielo… diverse donne, pur se meno citate, hanno dimostrato una grande fede in Dio e ci hanno lasciato importanti lezioni di fedeltà”.
Troviamo le due donne protagoniste della Giornata in pochi versetti del libro biblico dell’Esodo e sappiamo anche i loro nomi: Sifra e Pua. Sono le due levatrici che preferirono “ubbidire a Dio anziché agli uomini” (Atti 5:29), e rifiutarono di uccidere i neonati maschi quando le madri ebree li mettevano al mondo. Il loro esempio offre numerosi spunti di riflessioni per noi oggi e ha anche ispirato il tema del seminario. Quando Sifra e Pua decisero di non eseguire l’ordine del faraone, il testo dice che “temettero Dio”. Casa significa? Come comprenderlo? A queste e ad altri quesiti cerca di rispondere il seminario “Sviluppare il timore di Dio”.
Intervista alla direttrice dei MF in Europa
Dagmar Dorn è la responsabile dei MF presso la Regione intereuropea della Chiesa avventista. Oltre a ricoprire questo incarico è un’ostetrica e continua a svolgere la sua attività professionale. Quale migliore occasionem se non questa, per parlare con lei del nostro tema!
Lina Ferrara: Come ostetrica, cosa provi quando leggi l’esperienza di Sifra e Pua?
Dagmar Dorn: Ammiro il loro coraggio, la loro risolutezza e la convinzione che quello che stavano facendo era giusto. Dio le benedisse per questo. Penso anche che in un certo senso siano state diplomatiche nei confronti del faraone quando gli dissero che le donne ebree erano più veloci nel partorire, il che avrebbe potuto essere una benedizione di Dio. Queste sono qualità che sono ancora necessarie nelle ostetriche oggi. Direi anche che le ostetriche sono difensore delle donne in situazioni vulnerabili, come lo erano state Sifra e Pua.
- F.: Pensi che in qualche modo potrebbero esserci dei “faraoni” anche oggi?
D. D.: Penso di sì. È interessante notare che nella storia le ostetriche sono state spesso attaccate dai medici o addirittura dai religiosi, perché conoscevano cose intime della cerchia familiare che nessun altro doveva sapere. E questo li rendeva sospettosi. Erano considerate avversarie o talvolta subivano addirittura abusi a causa del loro ruolo, soprattutto durante l’epoca nazista. Al giorno d’oggi possono esserci differenze di opinione tra ostetriche e medici anche nel modo in cui trattano, curano e considerano il parto. Poiché i medici sono più in alto nella gerarchia, ciò può portare a conflitti tra di loro. - F.: Perché hai scelto questa professione?
D. D.: La mia prima professione è stata quella di infermiera. Mentre studiavo ho avuto l’opportunità di fare un tirocinio in sala travaglio. Sono rimasta molto colpita e ha suscitato in me la voglia di diventare ostetrica. Fin dall’infanzia sognavo di essere un’infermiera missionaria. C’è un vantaggio se sei un’ostetrica. Ecco perché mi sono formata come ostetrica e da allora svolgo questa professione. È diventata la mia professione preferita! - F.: Hai lavorato come missionaria in vari Paesi. Come è stato? Puoi raccontarci un’esperienza particolare che hai vissuto lì?
D. D.: Oh sì, è stato un periodo molto eccitante e istruttivo. Ho avuto il mio primo incarico, più di 25 anni fa, in Papua Nuova Guinea. Ho lavorato lì come levatrice volontaria in un ospedale avventista per un anno. Spesso dovevo prendere decisioni da sola per le quali nessuno mi aveva preparato. Più tardi, ho avuto diversi incarichi a breve termine in Etiopia. Il mio ultimo è stato poco prima dello scoppio della pandemia, a gennaio 2020.
Per lo più ho imparato a confrontarmi con culture diverse, a mostrare rispetto, a insegnare e a interagire con le persone lì. Spesso era necessario avere talento per l’improvvisazione; ad esempio, quando c’era un’interruzione di corrente, dovevi continuare a lavorare in condizioni difficili.
Ero più consapevole della mia dipendenza da Dio, perché le possibilità di intervenire erano molto inferiori per mancanza di attrezzature o personale, e per la lontananza dall’ospedale.
Ricordo una notte in cui una donna in travaglio fu portata nel centro sanitario dove operavo. Non molto tempo dopo il suo arrivo, nacque un bambino in posizione podalica. Presto fu chiaro che il neonato era prematuro. Poi notai che nel grembo materno c’era un secondo bambino. Non avevamo un’ecografia per saperlo in anticipo. Qualche tempo dopo anche il secondo maschio venne al mondo, pure lui in posizione podalica. L’addome della madre non era cambiato molto e così scoprimmo che c’era un terzo piccolo, anche lui nacque poco dopo. La madre, che aveva già cinque figli a casa, era piuttosto scioccata di avere avuto tre gemelli. Le condizioni del secondo bambino non erano buone ed è morto dopo poche ore.
Quando ho lavorato lì l’ultima volta, ho avuto la possibilità di rivedere quella madre. Un bambino alla fine era sopravvissuto e la donna era così felice che fosse rimasto con lei. In quelle circostanze, è comunque un miracolo.
Il materiale in italiano per preparare la Giornata MF del prossimo 11 giugno è già stato inviato alle responsabili delle chiese locali. Potete trovarlo anche nelle risorse di questo sito (CLICCA QUI)
Lina Ferrara